Il brillante curriculum di Gian Valerio Lombardi, prefetto di Milano al tempo dello scandalo Ruby.
La sua apertura verso i rom senza casa, la sua severità nei confronti di straniere di dubbia virtù e amiche di trafficanti di droga, la sua schiena dritta nei confronti del potere. Un prefetto perfetto simbolo dei servitori dello Stato.
Avercene… da trasferire a calci nel sedere nella più sperduta città italiana.
Il prefetto valletto del ducetto
A inchieste triplicate in corso d’anno,
con in ballo gli appalti dell’Expò,
c’è a Milan chi è capace dell’inganno
di dire: “Mafia qui? Certo che no!”
Senza mafia Milano è un posto serio,
la città dove il vivere è perfetto,
non fosse per Lombardi Gian Valerio
il qual da più di un lustro n’è il prefetto.
L’insigne servitore dello Stato
i rom dalla città tiene lontano
e infatti con Letizia ha un dì tentato
di fregar quelli di via Triboniano
negandogli gli alloggi popolari,
salvati solo in quanto il tribunale
fermò l’ordine infam dei due compari.
Ma quando una straniera mica male
gli disse: “Sono amica del premier…”,
la ricevette al volo in prefettura,
svelando la natura del lacché:
“Parcheggiare qui intorno sarà dura,
entri senza problemi nel cortile… ”
ed al secondo incontro passò al tu.
Soltanto verso i rom Lombardi è ostile,
non verso gnocche di dubbia virtù
conviventi con trafficanti in droga,
purché ne sia garante il presidente
che nel letame la Nazione affoga.
Il cittadino teledipendente
queste piccole storie non le sa,
ha tutt’altre opinioni dei prefetti
che lo Stato impersonano in città.
E invece…“A Silvio, cara, i miei rispetti!”
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