Il Presidente Napolitano: «Rispettare il Tricolore è un dovere per chi ha ruoli di governo»

04 giugno 2011

La Milano che vorrei

Finita la sbornia per la fantastica vittoria di Pisapia, è ora di esprimere qualche desiderio per la Milano che vorrei.
Nota bene, questi desideri sono tutti inseriti nel programma elettorale vittorioso:
  • La riapertura della scuola serale civica comunale chiusa dalla sciura Brichetto.
  • Gli orti per i pensionati.
  • La Darsena riportata ai fasti passati.
  • Una gestione positiva delle case popolari e dell'ATM.
  • La realizzazione del progetto iniziale dell'EXPO.
5 punti, alcuni di nicchia e alcuni d'impatto, che daranno un senso al mandato elettorale del nostro Giuliano.
Ora una piccola carrellata d'immagini dell'apoteosi.


Grazie Milano

17 maggio 2011

Pisapialand +7

Per tutti quelli che dicevano che Giuliano fosse troppo di sinistra, troppo garantista, troppo liberale, troppo borghese, troppo vecchio, troppo cortese, troppo tutto............ +7
Io ci credevo; negli ultimi tempi, a causa del lavoro, non scrivevo più sul mio blog che tante soddisfazioni mi ha dato, la cronaca italiana sfornava input tutti i giorni ma ormai mi era passata pure la voglia di scrivere delle nefandezze giornaliere che certi personaggi ci propinano quotidianamente.
Avevo cessato pure di fare un po' di promozione al caro Giuliano, io il mio lo avevo già fatto; imbeccato dal blog de Il Bastardo, il 16 luglio 2010 ( quanto tempo è passato)  feci  endorsement per il mitico avvocato quando tutti dicevano che partisse perdente, che le primarie non le avrebbe mai vinte, quando i giornali di sinistra sostenevano a tutto spiano ma inanemente il buon Boeri.
10 mesi fa eravamo in pochi ma ora, giustamente, sul carro del vincitore ci salgono tutti : il Post, Repubblica, il Fatto Quotidiano, e pure un certo Cacciari cerca di smorzare le critiche.
Pisapia c'è, Milano pure, manca ancora un piccolo passo e la Brichetto potrà tornare a casa a giocare al piccolo chimico con il suo maritino.
A Milano c'è profumo di gelsomino !!

17 aprile 2011

I manifesti a Milano

Milano è tempestata di manifesti, elettorali e non, alquanto ambigui o inopportuni.
Goodbye Mama, il lungometraggio di Michelle Bonev, dopo aver vinto un premio farlocco al festival di Venezia, è ora uscito nelle sale cinematografiche. Ci sono manifesti un po' ovunque a Milano di questo film fatto solo grazie all'intercessione di Bondi; chissà se i soldi guadagnati al botteghino basteranno a ripagare almeno questa massiccia campagna pubblicitaria.
In periodo di campagna elettorale se ne vedono di tutti i colori, manifesti abusivi oppure con grafiche sbagliate.
Pochi mesi fa passò una legge proposta dalla Lega che condonò le multe per le affissioni abusive. E proprio la Lega vince il premio dell'abusivo avendo tappezzato la città con i manifesti generici "vota Lega" oppure “Con il federalismo fiscale Milano Capitale”, senza appunto neanche la faccia di un candidato comunale, palesemente abusivi.
Sergio Rizzo, sul Corriere, notava che saranno i Comuni a dover provvedere all’espianto dei manifesti abusivi appiccicati su muri, palizzate ed edifici storici: la bazzecola potrebbe costare da 80 a 100 milioni di euro.
Proprio oggi è stato rintracciato il padre degli orrendi manifesti rossi con gli slogan contro i magistrati; l'idea di poter stampare questi manifesti è stata naturalmente di un candidato comunale pdellino che voleva ingraziarsi il premier. Questi cartelli istigano anche le persone più perbene, purtroppo però staccare i manifesti è reato quindi il gioco non vale la candela.
Ora veniamo alla fantasmagorica campagna elettorale della sciura Arnaboldi in Moratti. La campagna di Letizia Moratti, fotografata da Bob Krieger, è veramente brutta; ci sono slogan prevedibili e di nessun impatto, foto con delle pose forzate, il font usato per i testi è incredibilmente pasticciato. Secondo me gli hanno tirato una clamorosa sòla visto quanto ha speso. Contenta lei.....

15 aprile 2011

Prove “granitiche” contro i falsari di Formigoni 

Prove “granitiche” contro i falsari di Formigoni | Gad Lerner
Torno da Venezia e trovo questa buona notizia su www.repubblica.it
Sono lieto di averla anticipata invitando Marco Cappato, il protagonista della denuncia, lunedì scorso all’Infedele.

La Procura della Repubblica di Milano ha individuato circa 770 firme false sulle 3.800 raccolte per le ultime regionali dal listino ‘Per la Lombardia’ del governatore Roberto Formigoni. Una decina di consiglieri comunali e provinciali di tutta la Lombardia è stata iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di falso ideologico, che prevede la condanna da due a sei anni di reclusione.
I consiglieri che hanno convalidato le firme per le elezioni dello scorso 28-29 marzo stanno ricevendo in queste ore un invito a comparire in Procura per un interrogatorio. Fra loro ci sono i consiglieri provinciali milanesi Barbara Calzavara e Massimo Turci. La falsità delle firme è stata accertata non con una perizia calligrafica, ma convocando uno per uno in Procura tutti i firmatari, 770 dei quali, in relazione al listino bloccato, hanno disconosciuto la propria firma. Per questo motivo le fonti di prova raccolte sono state definite “granitiche” dagli inquirenti. La prova del falso è ritenuta certa anche per numerose firme presentate a sostegno della lista provinciale milanese ‘Il Popolo della libertà Berlusconi per Formigoni’.
L’inchiesta era nata anche a seguito di un esposto dei Radicali che avevano consegnato ai magistrati copia di circa 500 firme da loro ritenute false. I Radicali avevano presentato anche un secondo esposto al pm perché, a loro dire, anche in base ad articoli di stampa, la lista di Formigoni sarebbe stata riaperta all’ultimo momento per fare entrare come candidata consigliere regionale Nicole Minetti, poi eletta nel listino bloccato.

13 aprile 2011

Misurata come Sarajevo

Libia e Bosnia-Erzegovina, la tragedia delle città assediate. - Lettera43
Sarajevo 1992, Misurata 2011. Due città assediate. Vittime delle ire di dittatori spietati intenti a sfogare la propria sete di vendetta sulla popolazione civile.
L'assedio della capitale della Bosnia-Erzegovina, durato tre anni, nove mesi e 24 giorni (dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996), è il più lungo della storia. Sarajevo era un simbolo di convivenza interetnica per la ex Jugoslavia. Un esempio da annientare a tutti i costi secondo le forze nazionaliste serbe. Si stima che tra il 1992 e il 1995 siano state uccise più di 12 mila persone, di cui l'85% civili.
LA TRAGEDIA LIBICA. Quantificare l'inferno di Misurata, invece, non è ancora possibile. La terza città di Libia è da un mese accerchiata dalla forze di Muammar Gheddafi. E paga il prezzo della sua posizione: è un'enclave degli insorti in territorio “nemico” che si trova a metà strada tra la capitale Tripoli e Sirte, città natale del Colonnello. La sua resistenza è un affronto che Gheddafi non poteva sopportare.
Oltre ai tank che controllano gli accessi alla città, il raìs ha schierato le forze di sicurezza nel centro per terrorizzare la gente, ha sguinzagliato squadre di cecchini e ha ordinato di lanciare i micidiali missili Grab.
L'ALLARME UNICEF. L'Unicef ha lanciato l'allarme: almeno 20 bambini sono morti nelle ultime settimane per ferite da schegge di mortai e proiettili, e mancano le medicine. Per questo il responsabile regionale per il Medio Oriente, Shahida Azfar, ha invitato la comunità internazionale «a fare sforzi straordinari per proteggere la popolazione civile, e a mettere fine all'assedio». All'appello si è unito il governo provvisorio di Bengasi che ha tirato in ballo direttamente la Nato affinché «fermi il massacro di civili». (...)
Vai all'articolo esteso

12 aprile 2011

Un sabato con Letizia…a pagamento 

Un sabato con Letizia…a pagamento | Gad Lerner
Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
Lo scorso giovedì 7 aprile, alle ore 19,25, è pervenuta a uno studente ventiduenne di mia conoscenza la seguente mail, intitolata “URGENTE! Proposta lavorativa sabato 9 aprile”.
La società organizzatrice di eventi che di solito gli offre lavoretti saltuari come steward o cameriere, stavolta proponeva: “URGENTE! Cerco 100 FIGURANTI per evento sabato 9 aprile presso location al chiuso in via Romagnosi a Milano (zona Duomo). Orario 14,30-17 Compenso 30 euro netti, pagati lunedì 11 aprile tramite bonifico o assegno. Se sei disponibile, fammi sapere al più presto e INVITA A PARTECIPARE QUANTE PIU’ PERSONE POSSIBILE (devono essere tutti maggiorenni, vanno bene amici, parenti, genitori, zii, ecc.)…”. Seguono altre indicazioni pratiche e la firma.
L’idea di guadagnare 30 euro senza troppa fatica ha spinto lo studente a inviare il suo ok. L’indomani gli è giunta la telefonata: “Dovrai partecipare al convegno elettorale di Letizia Moratti. Bada, all’ingresso, di iscriverti fra i partecipanti, non fra gli steward, perché il tuo lavoro consiste solo nel sederti in sala fra il pubblico”. Lui c’è rimasto un po’ male e ha risposto che no, non condividendo la politica della Moratti, rinunciava a quel facile guadagno. Altri amici più spregiudicati, o più bisognosi, hanno obiettato alla sua scelta: “Io ci vado, prendo i soldi e poi non la voto”.
In effetti sabato 9 aprile alla Fondazione Cariplo di via Romagnosi si svolgeva il convegno “Più grande Milano, più grande l’Italia”, in cui la ricandidatura a sindaco di Letizia Moratti veniva supportata da Roberto Formigoni, dal leghista Giorgetti e da una serie di esperti. La sala a anfiteatro, capienza di circa trecento posti, era bella piena. Gli inviati dell’Infedele vi hanno contato più o meno centocinquanta studenti ciellini della Cattolica, una cinquantina di militanti del Pdl e i cento figuranti reclutati a pagamento tramite agenzia. Questi ultimi dichiaravano al nostro microfono di essere venuti per curiosità personale, salvo poi ridacchiare fra loro appena preso posto.
Il mio primo pensiero va ai centocinquanta giovani ciellini convenuti alla manifestazione gratis e per convinzione personale, che rispetto: non è offensivo della loro militanza affiancarli con dei precari mercenari, come se la politica non potesse rinunciare alla falsità del tutto esaurito? Quanto ai cento figuranti pagati 30 euro netti, mi chiedo se fosse proprio necessario fornirgli, oltre a quell’esempio di commedia politica, anche la prescrizione di mentire. Che insegnamento gli resterà, da quel sabato pomeriggio elettorale?
Per Letizia Moratti pagare tremila euro (30 euro per cento figuranti) la certezza di avere un teatro pieno, è un’inezia. Come per voi comprare un pacchetto di sigarette. La sua campagna elettorale costa svariati milioni, e si vede: immortalata in ogni foggia, la sindachessa ci sorride ad ogni angolo di strada, da manifesti semoventi di ottima qualità. Come il volume illustrato che ha fatto recapitare a casa di tutti gli elettori. Del resto, quando suo figlio è incorso nel brutto episodio della “casa di Batman” su cui la magistratura indaga per violazione delle norme edilizie, si è potuta permettere addirittura il beau geste di liberarsene, annunciando che la devolverà in beneficenza. Cosa volete che sia un milione in più o in meno per la prima cittadina di Milano?
Questa storia mi conferma nell’idea che troppi soldi fanno male alla politica. Forniscono, a chi ce li ha, la malsana illusione che la realtà sia sempre e comunque manipolabile.
Scritta apparsa su un muro di Milano: “Non importa chi ha ragione ma a chi conviene darla”.

06 aprile 2011

Il flop della Nato in Libia

Per tutti quelli che pensavano che la Nato fosse la soluzione dei problemi in Libia.

Una mattina giunge l'eco delle bombe
l'adrenalina in corpo con la rabbia che mi spinge
a protestare far saltare tutto in aria
ma è arrivata la notizia: è una guerra umanitaria

e protestando poi mi son trovato solo
è una belva sanguinaria va rasa al suolo
lanceremo solo bombe con testata intelligente
quattro giorni ed è finita atnto tu non senti niente

anestetizzato dalla NATO mi sento sollevato
ma rischio di confondermi
se incontro un immigrato
e del lavavetri faccio volentieri senza
il profugo lo accetto perchè lava la coscienza

guerra finita tutto torna come prima
gli aiuti umanitari ridotti alla rovina
e per magia o forse solo per destino
il profugo ritorna ad essere clandestino

ipnotizzato dalla NATO... 


05 aprile 2011

Quella strana freddezza sul “miracolo” di Pisapia

Europaquotidiano
Superati gli strascichi delle primarie, ma il Nazareno non vuole rischiare
A Milano il gioco si è fatto duro. Negli ultimi giorni, Letizia Moratti ha già dato un assaggio della fase più “calda” della campagna elettorale: un battage di manifesti e di copertura mediatica, basato su un investimento economico impareggiabile per chiunque (15 milioni di euro), condito con l’impegno diretto niente meno che del Cavaliere in persona (sarà capolista del Pdl) e di testimonial d’eccezione, come Ornella Vanoni, che ha annunciato ieri la sua candidatura nella lista civica a sostegno del sindaco uscente. Tutto ampiamente previsto dai suoi avversari, i quali non a caso erano e restano i più cauti nell’interpretare i sondaggi che nelle ultime settimane hanno indicato per certo il ballottaggio e lì non hanno negato chances di vittoria al candidato del centrosinistra, Giuliano Pisapia.

Il travaglio democratico
Tra cautela e scetticismo spesso il passo è breve. Il Partito democratico appare in prima fila nell’abbassare la tensione attorno al capoluogo lombardo. La scommessa appare troppo complicata da vincere, perfino l’approdo al secondo turno viene messo in dubbio e un investimento politico elevato potrebbe essere controproducente quando, il 16 maggio, si faranno i conti con le bandierine a favore dell’una o dell’altra coalizione. Al Nazareno ci tengono a evidenziare in considerazione il risultato più generale delle amministrative, la necessità di sottrarre consensi a Berlusconi in maniera diffusa nel paese.
Per portare la battaglia direttamente nel suo feudo sembra essere ancora troppo presto.
La “sconfitta” alle primarie milanesi oggi sembra bruciare meno. Ma molti dem, soprattutto di area moderata, faticano ancora a vedere in Pisapia il “proprio” candidato.
Non perché sia un pericoloso bolscevico, anzi. Più che un profilo troppo orientato a sinistra (che per molti aspetti non ha), pesa il suo essere un corpo estraneo rispetto a un partito che fa già fatica a superare una incapacità cronica a entrare in sintonia con la capitale economica del paese e a rinnovarsi al proprio interno. Rispetto alle primarie, infatti, non è né cambiata la classe dirigente (nonostante la clamorosa sconfitta), né è diminuito l’investimento su Stefano Boeri, aspirante sindaco allora, capolista dem e volto principale della campagna elettorale oggi.

Due diverse strategie
A separare Pisapia dal Pd è anche la strategia da adottare in vista del voto, fermo restando l’obiettivo prioritario di superare lo scoglio del primo turno. Per il candidato sindaco, la vittoria può arrivare solo se si consolida l’elettorato di centrosinistra, nella convinzione che molti sostenitori della Moratti (soprattutto leghisti) e ancor di più quelli del Terzo polo non andranno a votare per il ballottaggio.
«Il fatto che i sondaggi diano quasi per certo il ballottaggio è già un segno del giudizio negativo che i milanesi danno del lavoro svolto dalla Moratti – spiega però il segretario milanese del Pd, Roberto Cornelli – Pisapia e il centrosinistra devono impegnarsi a costruire un vasto consenso, anche recuperando al secondo turno i voti del Terzo polo». È questo il fronte che vede invece più impegnati i dirigenti dem, per i quali rimane importante creare un fronte comune contro le politiche del sindaco uscente, aiutati dall’immagine in forte calo della Moratti e di tutto il centrodestra in generale. Nella speranza che un aiuto giunga loro anche dalle controverse vicende politiche e giudiziarie del capolista del Pdl Berlusconi, con un effetto trascinamento che potrebbe condizionare anche il voto locale.


L’ago della bilancia
Se il Pd guarda quindi con attenzione a quel campo moderato che ha sempre rappresentato qui a Milano il suo punto debole, la risposta che arriva da quelle parti rimane ancora difficile da interpretare. Il mondo imprenditoriale non è ancora sceso in campo in maniera decisa: troppo alta la posta in gioco per scegliere a scatola chiusa l’amministrazione che guiderà la città verso Expo 2015. Sarà complicato per i dem intercettare anche il voto cattolico: esclusi i ciellini formigoniani, schierati senza indugi con la Moratti, il Pd ha schierato nella propria lista alcuni nomi che guardano esplicitamente in questa direzione, a partire dalla direttrice della Casa della carità, Maria Grazia Guida. «Troppi fra questi candidati – sottolinea però un esponente cattolico di primo piano del partito milanese – hanno un profilo più “movimentista” che moderato». E se è vero che, dopo le primarie, sono stati accantonati i pregiudizi nei confronti di Pisapia, «non si può certo dire – aggiunge lo stesso interlocutore – che il candidato sindaco si stia dimostrando ancora oggi molto disponibile nei nostri confronti». Un’attenzione che servirebbe invece a “compensare” un presunto sbilanciamento a sinistra, prodotto dal profilo dello stesso Pisapia, dal prevedibile protagonismo radicale in campagna elettorale (Bonino capolista) e da una classe dirigente democrat ancora sostanzialmente di provenienza diessina.
Rudy Francesco Calvo

02 aprile 2011

Berlusconi ovunque.

Da Lampedusa a Milano.
Il Premier vola sull'isola trasformata in un Cie a cielo aperto, promette campi da golf e Nobel per la pace; dice di voler trasformare Lampedusa in un'isola tax-free (che sarebbe una  buona idea con relativo blocco delle cubature per evitare la cementificazione e senza Casinò annesso) e naturalmente sparge il seme della paura verso il diverso che ariva d'oltremare.
Tempo 24H e passa all'incasso, a Milano torna a essere capobranco nella lista Pdl; la sciura Moratti, in difficoltà nei sondaggi, ringrazia di cuore.
Non c'è niente da commentare, il tizio soffre di protagonismo, spara stronzate a raffica, ha le sue smanie di grandezza; è ovunque.

31 marzo 2011

Emma Bonino si candida a Milano.

 A Milano si vota, io per primo, Radicali per Pisapia, senza se e senza ma.
 Corriere della Sera.it
 MILANO - «Mi candido anch'io, con "i Marchi"» (Marco Cappato e Marco Pannella). Così Emma Bonino, vicepresidente del Senato, comunica con una mail inviata a iscritti e simpatizzanti della Lista Bonino Pannella l'intenzione di essere presente alle prossime amministrative milanesi. Bonino ricorda in un comunicato diffuso giovedì mattina che «13 mesi fa non mi fu consentito di candidarmi alle elezioni regionali a sostegno di Marco Cappato come candidato presidente della Lombardia per la Lista Bonino-Pannella». «Nonostante il fatto che il 5,5% degli elettori di Milano ci avesse votato alle europee di un anno prima - aggiunge -, non riuscimmo a raccogliere abbastanza firme sulle nostre liste. Perché? Perché ci fu impedito, nell'illegalità. Sempre grazie all'illegalità, Roberto Formigoni si potè invece presentare con centinaia di firme false, facendosi rieleggere per la quarta volta e ottenendo che la truffa elettorale rimanesse (finora) impunita nei tribunali e nascosta al grande pubblico dei salotti tivù».
PER PISAPIA - «Proprio per liberarci da quel sistema di illegalità e di potere - prosegue Emma Bonino - abbiamo deciso di provare a legalizzare Milano, presentando la Lista Bonino-Pannella alle elezioni comunali per un progetto di trasparenza assoluta della pubblica amministrazione, di libertà economica e d'impresa, di laicità e diritti civili, di trasformazione ecologica della città». Marco Cappato, secondo quanto precisato, guiderà la lista che, come già annunciato in passato, sosterrà il candidato sindaco del centrosinistra Giuliano Pisapia.
IN FONDO ALLA LISTA - «Marco Pannella e io stessa - afferma la Bonino - saremo candidati in fondo alla Lista per sostenere in ogni modo questa nuova impresa radicale». La Lista Bonino Pannella, dunque, organizza per il prossimo weekend una tre giorni di mobilitazione straordinaria perché, come dice la stessa Bonino, «è fondamentale raccogliere subito e di slancio le firme autenticate. Daremo così il segnale che non ci siamo rassegnati al sistema di potere Formigoni-Moratti, e che legalizzare Milano per noi è possibile». (fonte: Ansa)

30 marzo 2011

La Moratti a mollo nella bat-piscina

 Il Fatto Quotidiano
“Sono stata a casa di mio figlio un paio di volte”, ha ammesso Letizia Moratti. Si è poi subito corretta: “Nell’immobile di mio figlio”. Parlava della palazzina di via Ajraghi 30, uno spazio a uso laboratori artigiani trasformato da Gabriele Moratti in dimora avveniristica, con zone soggiorno, cucina, area party, camere padronali e per gli ospiti, servizi, giardino, piscina, palestra, poligono di tiro, ring, parcheggio auto e ponte levatoio. “La caverna di Batman”, secondo Matteo Pavanello, il titolare dell’azienda che ha realizzato i lavori e ha poi portato in tribunale la vicenda perché non è stato pagato.

Un paio di volte? E senza accorgersi dell’abuso edilizio commesso dal figlio? Difficile crederlo. Perché il sindaco di Milano è andato più volte, a fine 2009, nella casa del figlio Gabriele a fare il bagno in piscina. Sì, pare che l’acqua salina della Bat-caverna facesse molto bene a un suo polso dolorante. Allora la palazzina era ancora un cantiere, ma quando arrivava l’auto blu del sindaco, i 15 operai uscivano e, per un paio d’ore, lasciavano tranquilla Lady Letizia. A bagno nella Bat-piscina.