Il Presidente Napolitano: «Rispettare il Tricolore è un dovere per chi ha ruoli di governo»

29 giugno 2010

Cronache marziane


L'Italia non è un paese normale.
C'è un ministro appena nominato che scappa dai giudici accampando scuse di ogni genere tipo che, con l'uscita dai mondiali della nazionale, i cittadini infuriati se la prendono con lui per sfogare la frustrazione.
C'è un senatore che festeggia per una condanna, la seconda, a 7 anni per aver favorito la mafia e non si capisce cosa ci sia da sorridere.
C'è una manifestazione, l'Expo 2015, tanto agognata dal comune dal comune di Milano che gia' era sopravvalutata come ritorno economico e che ora rischia di essere la bandiera del fallimento della politica italiana se per caso Milano non dovesse adempiere all'onore e all'onere di organizzare la manifestazione.

27 giugno 2010

Italia eliminata, bufera su Brancher

Sesso in carcere

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/06/20/niente-sesso-in-carcere-mette-a-rischio-la-personalita-del-detenuto/

Un governo che ha molti esponenti inquisiti dovrebbe quantomeno parificare le carceri italiane a quelle europee.
Spagna, Olanda, Svizzera e altri paesi europei, Russia compresa, prevedono celle dove i detenuti possono sfogare i loro istiniti sessuali con le proprie compagne.
Una misura del genere è segno di civilta' in quanto il detenuto vive la sua condizione in maniera piu' serena.
Purtroppo nelle carceri italiane non è neanche prevista la distribuzione dei preservativi che metterebbero un freno alla trasmissione delle malattie sessuali, probabilmente per non urtare i preti presenti nelle prigioni.

26 giugno 2010

Maradona tra sacro e profano


Poche storie, dopo l'eliminazione dell'Italia e di ben 5 squadre africane, Sud Africa compresa, io tifo Maradona.
La Spagna non mi convince, il Brasile ha gia' vinto troppo e la Francia ha fatto le valigie.
Rimangono a livello europeo l'Inghilterra di Capello e la Germania multietnica che si affronteranno agli ottavi mentre il Portogallo dovra' affrontare la Spagna.
Il Ghana puo' diventare la bandiera dell'orgoglio africano se sconfiggera' gli Usa...
..... pero' questi mondiali possono diventare la rivincita di Maradona come Uomo.


25 giugno 2010

Finalmente Prandelli

A casa con disonore. Il ritorno tanto strombazzato di Lippi non ha portato niente di buono.
Thiago Motta, Ambrosini, Balotelli, Cassano sono alcuni dei giocatori lasciati a casa senza motivo che forse non avrebbero sfigurato in questo mondiale.Quagliarella lasciato in panchina per troppo tempo e Marchetti al posto di De Sanctis sono stati errori clamorosi.
Lippi si prende la colpa pero' dice che il calcio italiano non offre di meglio e che non ci sono campioni lasciati a casa, mica vero.... Lippi si è adagiato sugli allori pensando di avere la bacchetta magica e ha fatto delle scelte non tecniche ma caratteriali che ha pagato, giustamente, a caro prezzo.
Il campionato italiano offre qualita' e giovani di talento per chi sa vederli e valorizzarli e il problema non son certo gli stranieri che giocano in serie A.
Forse è stato meglio uscire con la Slovacchia che agli ottavi contro il Giappone che ha giocatori buoni per il Perugia di Gaucci.

W Prandelli

24 giugno 2010

Arrivederci

Con Berlusconi al governo regna la sfiga e il ritorno di Lippi in panchina è stata una cazzata !

23 giugno 2010

C'est la vie



Mentre i Sudafricani festeggiano la vittoria simbolica sui Blues con canti e balli fino a tarda notte nonostante l'eliminazione prematura i francesi sono in preda a una crisi di nervi dai livelli imbarazzanti.
In Francia tutti aspettavano l'eliminazione della loro nazionale tanto che a Parigi si suonavano i clacson per i gol subiti con i francesi indignati per le pessime prestazioni dei loro giocatori.
Se i giornali Sudafricani sottolineavano la prova d'orgoglio dei Bafana Bafana ringraziandoli, i giornali d'oltralpe hanno messo alla gogna i loro Galletti apostrofandoli in ogni modo possibile.
Caduta di stile con relativo caso nazionale e addirittura convocazione dei ministri, c'est pas possible.

21 giugno 2010

La favola continua...


Antanas Mockus depone le "armi" dopo essere riuscito a portare al ballottaggio il delfino di Uribe e sostenitore dell'Uribismo.
Santos vince con quasi il 70% dei voti riconfermando la Colombia un paese di destra e miglior alleato sudamericano degli Usa.

'Auguro il migliore dei successi al governo, per il bene del Paese'

Con queste parole Mockus auspica in buon governo di Santos sperando che alcune deplorevoli situazioni come il caso dei falsos positivos non si ripetano piu' con la mera giustificazione della caccia alle Farc.
Mockus, gia' ex sindaco molto apprezzato della risorta Bogota', continuera' a portare avanti la sua revolucion culturale con il sostegno dei giovani universitari che lo appoggiano e di altre figure apprezzate in Colombia come l'ex sindaco di Medellin Sergio Fajardo.

20 giugno 2010

Black Sheep


Un film di Jonathan King. Con Nathan Meister, Danielle Mason, Tammy Davis, Peter Feeney, Oliver Driver.
Horror, durata 87 min. Nuova Zelanda 2006.

Trama (da mymovies.it): Nuova Zelanda. Henry Oldfield ha un trauma nel suo passato. Il fratello Angus, quando erano poco più che bambini, un giorno uccise una pecora e ne indossò il vello sanguinante per spaventarlo. Quella paura, legata anche a un doloroso avvenimento, è rimasta nell'intimo dell'ormai uomo Henry che torna dopo 15 anni di assenza alla fattoria ormai saldamente nelle mani del fratello. Il quale ha assoldato una scienziata perché proceda a esperimenti genetici mai tentati prima sulle pecore.
Quando Grant e la sua amica Experience, due animalisti convinti, riescono a entrare in possesso di uno degli agnelli sottoposti a sperimentazione l'orrore ha inizio. Grant viene infatti morso dall'animale e ha inizio la sua trasformazione in ovino carnivoro. Ben presto l'epidemia si diffonde e il numero delle pecore assetate di sangue si fa elevato. Toccherà proprio ad Henry, vincendo la sua fobia, a Experience e al fattore Tucker cercare di contrastare la loro ferocia.

19 giugno 2010

Fifa, aids e sponsor guerra al preservativo

Fifa, aids e sponsor guerra al preservativo - Mondiali calcio Sudafrica 2010 - Repubblica.it

Fifa, aids e sponsor
guerra al preservativo

Distribuiti clandestinamente nei bagni degli stadi al Ministero della Salute migliaia di profilattici per la sensibilizzazione al problema "dell'amore sicuro". Iniziativa boicottata da Blatter

dall'inviato ANDREA SORRENTINO

Il preservativo 'incriminato'

POLOKWANE - Manca un'ora a Francia-Messico. Tribuna dello stadio Peter Mokaba, zona toilette. Maschile. Pedro è un giovane tifoso messicano, di quelli classici, tutto avvolto nella bandiera e il sombrero sulle spalle. Si sciacqua le mani nel lavandino, poi chiude il rubinetto, guarda lì a fianco in cerca della carta per asciugarsi. Su un lato del lavandino c'è un pacco di cartone azzurro. Dentro il pacco, una ventina di pacchettini più piccoli, pure di colore azzurro. Pedro li scambia per confezioni di fazzoletti di carta, ne prende uno, lo scarta... e non trova kleenex, ma condoms, insomma profilattici. Sorpresa. Il giovane messicano è timorato di Dio come tanti messicani ed è parecchio in imbarazzo, arrossisce. Siyabonga, il volontario di turno nella toilette, ride di gusto: "Non ne hai bisogno, amico? Non hai una fidanzata?", ma il messicano non parla granché inglese, capisce e non capisce, di sicuro è molto sorpreso, più che rosso ora il suo viso è viola .

Un'occhiata più attenta al pacchetto di condoms rivela tutto. La marca è "Choice", in una scritta in alto si specifica che il prodotto è di una qualità eccellente secondo gli standard internazionali, un'altra che i condoms proteggono dall'Aids e dalle gravidanze indesiderate. In più c'è il numero verde da chiamare per la "Aids helpline", poi il marchio del ministero della Salute sudafricano. Sul retro del pacchetto, sei illustrazioni ben visibili, inchiostro nero in campo giallo, specificano le modalità d'uso, insomma come aprire il pacchetto, come estrarre il prodotto, come e dove sistemarlo (occhio a non compiere errori fatali), come usarlo (nell'illustrazione numero 5 c'è disegnata una mora dalle lunghe chiome sciolte), infine anche cosa farne alla fine della questione, cioè buttarlo nel secchio. Il pacchetto contiene dieci condoms, tutti con data di scadenza: settembre 2014. C'è tempo, per amare.

Si tratta dei preservativi che il ministero della Salute del Sudafrica sta distribuendo nelle città sede del Mondiale. Ma con molte difficoltà, perché i principali ostacoli arrivano, al solito dai signori della Fifa. Il Sudafrica ha il record di malati di Aids nel mondo: le stime parlano di 5,7 milioni di persone (praticamente un adulto su cinque), con 1400 nuovi malati al giorno. Di fatto, una piaga sociale gravissima. Acuita da disinformazione e ignoranza, spesso divulgate dagli stessi vertici del paese. E' celebre la terribile frase di Jacob Zuma, il discusso presidente della Repubblica: "L'Aids? Non è un gran problema. Dopo l'amore, mi faccio una doccia e ogni pericolo scompare". Il ministero della Salute si è accordato con una azienda cinese, che ha prodotto milioni di pacchetti di condoms "Choice", e ha iniziato a distribuirli gratuitamente nelle città che ospitano il Mondiale. Solo che finché circolano negli alberghi, nei bar o nelle toilette dei locali notturni, nessun problema. Il problema riguarda la distribuzione negli stadi: la Fifa ha detto no, e pochi giorni prima del Mondiale. I giornali ne hanno parlato parecchio, sono stati scritti articoli pieni di indignazione. Il motivo del divieto sono le solite beghe sui marchi e sulla protezione dei marchi dei propri sponsor da parte della Fifa, le stesse che hanno portato, giorni fa, al grottesco arresto delle sexy tifose olandese che pubblicizzavano allo stadio una marca di birra. Ma un conto è l'alcol, un conto è la salute pubblica.

La Fifa ha detto no, poi di fronte all'insorgere delle associazioni umanitarie di mezza Africa ha fatto retromarcia: "Siamo favorevoli alla distribuzione dei preservativi, ci mancherebbe. La Fifa promuoverà una campagna di informazione sui pericoli dell'Aids nelle aree di servizio per i tifosi". Per ora, di campagne di informazione se ne sono viste e ascoltate ben poche. E la distribuzione negli stadi, di fatto, non è avvenuta, e di sicuro non all'interno degli impianti. Nei bagni della tribuna di Polokwane li abbiamo visti per la prima volta. Quindi il fronte è stato rotto, una crepa si è aperta, magari altre ne seguiranno. E che crepa. Un'ora prima della partita i pacchi di condoms "Choice" erano migliaia, ordinatamente allineati nei bagni maschili (e anche femminili, ovviamente) delle tribune e delle curve dello stadio Peter Mokaba. Mezz'ora dopo la fine abbiamo fatto un sopralluogo: le scatole che contenevano le confezioni c'erano ancora. Ma erano tutte vuote. Si vede che dopo Francia-Messico, come recitava quella famosa pubblicità del brandy, i messicani hanno festeggiato la vittoria della squadra del cuore, mentre i francesi si sono consolati per la sconfitta della propria. Niente brandy però, solo tanto amore. Sicuro, e gratuito.

18 giugno 2010

Scintille

Quando si leggono dei buoni libri viene sempre voglia di visitare i luoghi descritti con tanta passione e cura dallo scrittore.
Scintille è un libro che è riuscito a farmi venire voglia di visitare Israele, nonostante i miei pregiudizi personali , e anche il Libano dove mia madre lavoro' come arredatrice durante il lungo periodo della guerra civile.
L'autore ripercorre le tappe dell'esodo famigliare cercando di ricomporre i pezzi persi a causa del tempo e della persecuzione nazzista.
Dall'Est Europa fino all'Italia passando per un Medio Oriente ancora terra di favole e non di guerra, Gad Lerner, spinto dal gilgul, ricostruisce le sue radici cercando di capire come sarebbe la sua vita se fosse nato nei paesi in cui altri suoi famigliari hanno trovato pace o, peggio, forti privazioni.
La ricerca del confronto con il padre Moshe porta Lerner jr. a dipingere il padre come un perfetto esempio dell'ebreo errante, pieno di risorse, poliglotta e con un buon fiuto per gli affari; affari che influivano nel rapporto padre-figlio in quanto poco presente e tendente a svalutare le capacita' del figlio o forse, a non volerle vedere poiche' il mondo che lui conosceva stava bruscamente cambiando e non voleva sembrare antico.
Concludendo l'ottimo libro ci si accorge di quanto sia importante conoscere le proprie origini, andano oltre al mero albero genealogico, senza averne paura perche' sono un arricchimento personale soprattutto se si arriva a comprendere i motivi di tale vagabondaggio.

17 giugno 2010

Gialappa's Band epurata da Radio2

PeaceReporter - Parliamo di un amico per dire di altro

"E’ mezzogiorno e mezza, fra poco raggiungo i miei compari su Radio Deejay e più tardi commenteremo la partita su Rtl 102.5".
Per queste parole, dette in diretta su Radio2, Marco Santin, un amico, è stato cacciato. Chiusa la trasmissione da un giorno con l'altro, una decina di persone a casa. E persino una richiesta di danni da parte della Radio di Stato a Marco.
Potrebbe avere un senso. Marco ha parlato della concorrenza. Ha dato però anche una notizia. E soprattutto prima di lui molti altri, rimanendo sulle frequenze di Radio2, avevano fatto altrettanto.
L'ho sentito stamattina, Marco. Non so come riesca a commentare con i compari della Gialappa's i mondiali facendo finta di essere allegro. E' un professionista. Ma fuori onda è incazzato come un lupo. "Dopo tre anni di impegno, dopo che abbiamo vinto premi, li abbiamo fatti vincere a Radio2, ci buttano tutti fuori da un giorno con l'altro".
La vendetta di un direttore di rete messo lì da questo Governo a cui non andava proprio giù che ci fosse qualcuno nella sua Radio che faceva accendere il cervello ai suoi ascoltatori.
Non sono quelli che parlano a un pubblico già consapevole a dar fastidio. Non è chi parla a chi ha già una coscienza. Sono quelli come Marco e Nicoletta che danno fastidio. Perché non sono faziosi, ma hanno un cervello e lo usano. E lo accendono anche a quelli che li vedono o li ascoltano.
Costruiscono idee, parlano alla gente.
Marco e Nicoletta hanno ospitato tante volte PeaceReporter, che ha detto delle assurdità e dell'orrore della guerra. Hanno fatto diventare la vicenda di Stefano Cucchi un tormentone quotidiano, hanno parlato di cose serie e importanti a tutti: di morti sul lavoro, di precariato dei problemi veri di questo Paese. Facendolo in modo intelligente, facendo pensare anche chi a pensare, purtroppo, non è più abituato. E non perché non ne abbia voglia, ma perché per pensare bisogna sapere. E per sapere qualcuno ti deve dire. E oggi in Italia, a parte quell'esigua minoranza che legge e si informa, non c'è più nessuno che dice altro che non sia: "Se vuoi essere devi spendere, apparire, fatti furbo, fotti il prossimo, non pensare al bene comune, pensa solo a te stesso".
Per questo li hanno chiusi. Hanno messo un bavaglio anche a loro, come a tanti che danno fastidio davvero. Come lo hanno messo ai 20mila aquilani che manifestavano per avere una ricostruzione decente ma che sono spariti dai Tg nazionali.
Nessuno se ne accorge, nessuno dice nulla. La gente non sa, è questo il problema.
Siamo al fascismo? Certo che no, perché mancano la repressione violenta, l'olio di ricino e i manganelli. Ma mancano perché, purtroppo, non ne hanno bisogno.

Maso Notarianni

16 giugno 2010

Jabulani indigesto

Finito il primo turno con il tonfo della Spagna si puo' dire che questo nuovo pallone, il Jabulani, non vada a genio a nessuno, ne ai portieri ne agli attacanti.Con 2 papere, fumble, i portieri si sono fatti notare in negativo con altre imprecisioni nei tiri da fuori area o alcune uscite spericolate nei calci d'angolo.
Le traiettorie di questo pallone che tende ad alzarsi facilmente non aiutano neanche gli specialisti dei calci di punizione dato che non si sono visti gol da calcio piazzato mentre chi ha un buon tiro da lontano non è andato oltre ai legni della porta e i gol che sono venuti da fuori area sono piu' demerito dei portieri che merito degli attaccanti.
Insomma è un pallone particolarmente indigesto a tutti.

15 giugno 2010

Una normale serata isterica con la Nazionale

Ieri sera, mentre mi stavo immergendo nel clima partita scegliendo la pizza della supertizione (salame piccante + peperoni), è successo il fattaccio..... blackout della luce, niente corrente elettrica in tutto il quartiere alle ore 19.35. all'inizio penso chemmefrega tanto ho internet ma poi ho realizzato che senza corrente elettrica difficilmente avrei captato una rete wireless e allora mi son messo alla ricerca di una radiolina solo che anche quella non funzionava perche' aveva le pile scariche e intanto il tempo passa e si erano fatte le 20.20 i minuti passano velocemente tiro fuori l'Ipod, scarico anche quello, comincio a smadonnare pensando che fosse la vendetta della mia morosa per avergli fatto vedere partite quali Algeria-Slovenia definita da lei come una cartaccia gettata a terra per cui uno si ferma a contemplara emozionato, allora scattano i brutti pensieri sul sindaco Mestizia Moratti che porta sfiga e faccio ipotesi di una improbabile class action per danni esistenziali quando alle ore 20.29 (giuro) luce fu e la TV si accende al fischio d'inizio.....miracolo.
Inizia la partita e gli azzurri di buona lena giocano e fanno pressing fino allo svarione difensivo che ci porta in svantaggio.
Mi connetto con FF del Post a commentare la partita per vedere gli umori dei tifosi che scendono quando in porta entra Marchetti poi DeRossi ci fa tornare il sorriso....pareggio e ora aspettiamo i pecorari zelandesi.
Oggi invece si scopre che quegli zozzi di radiopadania, cappeggiati da Salvini, tifavano Paraguay esultando come forsennati al gol dello svantaggio azzurro e quindi mi tocca dare ragione a Pierferdy :
"Radio Padania festeggia al gol del Paraguay? O c'e' stata un'interferenza o non e' una radio italiana. Preferisco sentire le vuvuzelas, sono meno fastidiose..."

14 giugno 2010

Un Governo tra l'Horror e lo Splatter


Il peggior governo della storia senza ne capo ne coda non fa passare giorno senza qualche chicca tipo un governatore secessionista contro l'inno nazionale,
una manovra iniqua che colpisce solo gli statali senza toccare le fortune governative romane,
un deputato avvocato del premier interrogato dalla magistratura per una storia di ricettazione in cui è coinvolto il premier,
ministri che vogliono la distruzione della Rai, il ministro della difesa guerrafondaio che non muove un dito per aiutare i militari ritornati con alcune forme di cancro contratte a causa degli armamenti altamenti contaminanti e in tutto questo bailamme i beoti italiani tifano per una banda di lestofanti che non fa assolutamente il bene dell'Italia ne ora ne mai.

13 giugno 2010

Medio Oriente: Erdogan sfida il duo Hezbollah-Iran - rivista italiana di geopolitica - Limes

Medio Oriente: Erdogan sfida il duo Hezbollah-Iran - rivista italiana di geopolitica - Limes

Medio Oriente: Erdogan sfida il duo Hezbollah-Iran

di Lorenzo Trombetta
RUBRICA DAMASCO-BEIRUT. In palio c'è la supremazia futura per il Medio Oriente musulmano. L'assalto israeliano alla flottiglia umanitaria serve a Erdogan l'assist per il vantaggio. Provvisorio, in attesa di vedere come il fronte della "resistenza islamica" risponderà. Cercando magari di rilanciare sul terreno?
Dalle immagini tv e dalle foto sui giornali sembra di essere a un funerale di qualche martire palestinese in qualche città araba, e invece si è nel centro di Istanbul, nel piazzale tra la Moschea Blu e Santa Sofia. Tra le bandiere palestinesi e i panni verdi della shahada, la professione di fede islamica, che avvolgono le bare degli attivisti uccisi spicca il rosso e il bianco della bandiera nazionale turca.

Stasera (4 giugno 2010) il leader degli Hezbollah libanesi, il sayyid Hasan Nasrallah parlerà ai libanesi, agli arabi, agli sciiti, ai musulmani tutti e chissà se i suoi strali troveranno eco fino al Bosforo. Ma la voce della "resistenza islamica", guidata dal movimento sciita e dal suo alleato iraniano, in questi giorni sembra soffocata dal protagonismo del governo musulmano del premier Tayyip Erdogan.

Sul principale e più autorevole quotidiano arabo, il libano-saudita al-Hayat, Ghassan Sharbil, tra i più lucidi commentatori dell'intero mondo arabo, prova a spiegare ai lettori, e forse anche ai leader della regione, in cosa consiste l'abilità di Erdogan.

"Erdogan ha colto subito l'occasione offertagli dal crimine israeliano", è l'attacco di Sharbil. "Erdogan ha capito l'importanza di quest'occasione: rafforzare la sua posizione all'interno della Turchia e giustificare il consolidamento del suo ruolo, sempre più popolare, nella regione".

"In Medio Oriente - prosegue il direttore di al-Hayat - se si vuole prenotare un posto al sole non si può non farlo senza schierarsi contro l'ingiustizia di cui sono vittima i palestinesi". Prima di Erdogan, afferma Sharbil, già Nasser, (il defunto presidente siriano) Hafiz al-Asad, Khomeini, Saddam Hussein e Ahmadinejad seguirono questa dottrina.

"La rabbia di Erdogan (espressa soprattutto nel discorso al parlamento trasmesso in diretta martedì da tutte le tv panarabe) ha registrato un successo notevole presso l'opinione pubblica araba, tanto che le sue foto appaiono ora in più di una capitale e la sua popolarità ha superato quella di molti".

Fin qui, le parole di Sharbil sintetizzano di fatto quel che è già emerso nei giorni scorsi sulla stampa araba e su qualche giornale europeo. La parte più interessante della sua analisi inizia a metà colonna: "Erdogan ha colto l'attimo e il crimine (israeliano) è stata l'occasione per lanciare la campagna di ridimensionamento di Israele".

Rare volte mi sono imbattuto, da osservatore e lettore di stampa araba, nell'accostamento di questi due termini: "ridimensionamento" (tahjim) e "Israele" (Isra'il). Solitamente, riferendosi allo Stato ebraico si leggono parole più gonfie di retorica: "annientamento", "sradicamento", "estirpazione", "sconfitta", "cancellazione". E non è un caso che il direttore di al-Hayat lo usi in riferimento alla politica di Erdogan, un primo ministro mediorentale, musulmano ma non arabo.

Erdogan è però anche leader di un Paese saldamente membro della Nato, la caserma dell'Occidente. Dal 1996 alleato di Israele, il "nemico" per eccellenza nella tradizionale percezione araba. Ma è anche premier di un Paese che nel 2008 ha svolto il ruolo di mediatore tra la Siria e lo Stato ebraico. Ed è a capo di un governo che di recente, assieme al Brasile, si è impegnato nel tentativo di risolvere la questione nucleare iraniana in un modo diverso da quello di Washington e Tel Aviv.

Proprio in virtù di tutto questo - che Sharbil sintetizza con la parola "esperienze" (tajarub) - Erdogan può oggi permettersi di voler "ridimensionare" Israele. La sua Turchia, afferma l'editorialista arabo, crede che soltanto in un Medio Oriente stabile e sviluppato si possano isolare quegli estremismi che nuocciono di più alla causa palestinese.

Estremismi che trovano legna da ardere nella disperante povertà e arretratezza causata dalla politica israeliana. L'esempio dell'assedio imposto alla Striscia di Gaza è per Sharbil la prova più evidente del legame causa-effetto tra ostinazione israeliana e crescita dei fondamentalismi islamici, "come Hamas e gli Hezbollah".

"L'obiettivo di questo ridimensionamento - riprende il direttore di al-Hayat - non è dunque 'estirpare il morbo canceroso' che Ahmadinejad sogna di sradicare, né tantomeno è 'gettare Israele a mare' come invece sognano coloro che oggi applaudono la rabbia di Erdogan".

"L'obiettivo è quello di istigare l'opinione pubblica israeliana contro il suo governo estremista e cieco. E' incoraggiare l'amministrazione di Barack Obama a esercitare pressioni reali su Israele, perché ridimensioni le politiche imprudenti ed estremiste, perché sia spinta a negoziare, ad accettare la pace e il suo prezzo".

"L'Iran ha tentato in questi anni di ridimensionare Israele cingendole attorno una catena di missili. Ha voluto scuotere la forza israeliana, dissuadendo l'israeliano della strada facendogli credere di esser caduto nella rete dei razzi di Hezbollah e di Hamas".

"Le armi di Erdogan sono invece diverse: non ha lanciato missili, ma ha invece attaccato Israele con la lingua della legalità internazionale, chiedendo presupposti per la stabilità e la giustizia nella regione".

"E nell'analizzare l'attuale attacco turco - conclude Sharbil - va ricordato che la Turchia non ha certo detto che romperà i rapporti con Israele. Non ha detto che lascerà la Nato, non ha detto che ritirerà le sue unità dalle missioni internazionali in Afghanistan, nei Balcani o nel sud del Libano".

In attesa di ascoltare stasera come Nasrallah cercherà di metter il suo cappello/turbante nero sull'iniziativa turca, Erdogan si gode l'1-0 inflitto al fronte Hezbollah-Iran nella più lunga partita per la leadership del Medio Oriente musulmano.
(7/06/2010)

12 giugno 2010

L'Argentina vince Messi non convince

Non c'è niente da fare, Lionel Messi soffre Maradona come se fosse criptonite e non riesce a esprimersi ai suoi livelli con il Pibe in panchina.

La Pulce non ha giocato male pero' gli è sempre mancato lo spunto finale sotto porta forse per l'emozione o forse per le troppe aspettative che ci sono in lui.
Comunque facendo fede al suo nomignolo ha imparato a "saltare" appena l'avversario lo tocca anche se i difensori nigeriani non erano tra i piu' arcigni da affrontare.
L'Argentina composta quasi tutta d'atleti che giocano in Sud America ha vinto senza soffrire troppo contro la Nigeria con gol di un difensore e Maradona giustamente esulta con la sua bella barba.... .... e come sempre occhio ai Coreani che corrono corrono senza fermarsi mai.

11 giugno 2010

Buenos dias

Zapatero si presenta dal Papa salutandolo amichevolmente con una stretta di mano.


Sentivo la mancanza di un Premier che non sente il bisogno di prostrasi davanti al Papa nonostante 2 divorzi e baciare la mano
...


... a chiunque.

Machismo d'esportazione



Dopo la copertina di Rolling Stone ora anche GQ versione Usa si dedica alla figura mitologica di chi governa l'Italia.L'Italia viene rappresentata come un set televisivo dove non esistono anziani, clandestini e perfino persone non telegeniche.

Le donne in carriera sono stereotipate come bambole gonfiabili dove viene premiata la bellezza o quantomeno chi la da.

Devin Friedman, l'autore dell'articolo, apre cosi' il pezzo:
"Sure, you could focus on the corrupt, quasi-fascistic side of Silvio Berlusconi's long reign over Italy. But as his adoring supporters will tell you, that's not the point of "Silvio!"
E dopo si chiede quale nazione possa sostenere un uomo senza vergogna della libido e con i capelli tinti.
L'articolo continua per 6 pagine chie riassumono le perle del nostro Alvaro Vitali.



10 giugno 2010

La tortura non è reato penale

«La tortura non è reato penale»
Matteo Bartocci
Genova, 2001
L'Italia non inserirà nel codice penale un reato specifico contro la tortura. Il governo lo ha dichiarato ufficialmente al Consiglio diritti umani delle Nazioni unite che ha sede a Ginevra. Secondo l'ambasciatrice Laura Mirichian «manca un testo unico ma in vari capitoli dei nostri codici per la tortura sono già previste pesanti sanzioni». Il governo inoltre si rivela recalcitrante non solo alla punizione specifica dei maltrattamenti da parte di pubblici ufficiali ma anche alla loro possibile prevenzione, quando ammette che non ratificherà il protocollo aggiuntivo dell'Onu contro la tortura «finché non sarà istituita un'Authority nazionale in materia».
E' una decisione contraddittoria perfino per il centrodestra. Perché il protocollo fu firmato proprio dal governo Berlusconi nel 2003. E lo stesso sottosegretario agli Esteri Vincenzo Scotti che ieri ha sostenuto la giravolta italiana ha anche firmato, da parlamentare, una delle tante proposte bipartisan che giacciono alle camere. Attendere il varo del garante nazionale che può prevenire i maltrattamenti verificando i diritti dei detenuti, infine, si rivela un puro esercizio dilatorio: perché quello stesso protocollo concede giustamente per vararlo un anno di tempo dopo la ratifica. A conti fatti, il nostro è l'unico tra i grandi paesi d'Europa a non averlo ancora ratificato (tra i 15, gli inadempienti sono Portogallo, Irlanda, Olanda, Belgio e Austria).
L'Italia insomma stecca il suo debutto alla commissione di Ginevra. Sulle 92 raccomandazioni fatte dall'Onu al nostro paese per una maggior tutela dei diritti umani spiccano ben 12 no. Tra cui svetta, oltre al reato di tortura, anche quello alla ratifica dei principali trattati internazionali in materia di immigrazione finché non distingueranno tra «immigrati regolari» e «immigrati irregolari».
«L'Italia ha bisogno del reato di tortura e la decisione di non introdurlo nel codice penale è un messaggio estremamente negativo», commenta il presidente del comitato europeo per la prevenzione della tortura (Cpt) Mauro Palma. «La tradizionale posizione dell'Italia secondo cui nel nostro ordinamento non c'è bisogno di questo reato specifico - spiega Palma - non vale più perché nel frattempo ci sono stati casi, come quello del G8 di Genova, per il quale i giudici hanno sottolineato proprio la mancanza del reato di tortura lamentando i rischi elevati di prescrizione per comportamenti simili a tortura ma identificati come reati minori. La non introduzione del reato dunque modifica la percezione di gravità dei comportamenti e non consente la necessaria maggiore trasparenza nei luoghi di detenzione di ogni paese civile». Un garante nazionale a tutela di tutte le persone private delle libertà non è un'eresia. Esiste, per dire, non solo in Inghilterra e Germania ma anche in paesi come Armenia, Ucraina, Albania, Brasile, Mali (cfr. Opcat su www.apt.ch).E' dal 1989 che il parlamento prova a vietare la tortura per legge. Nel '91 Domenico Modugno, da radicale, si spese personalmente insieme a Franco Corleone. Ma Pdl e Lega non sono nuovi a figuracce imbarazzanti su una materia così sensibile. Nell'aprile 2005 Carolina Lussana della Lega affondò una proposta quasi unanime chiedendo e ottenendo il divieto solo della «tortura reiterata». Cioè farlo una sola volta era permesso. La legge si insabbiò poi nella vergogna. Anche il centrosinistra però, quando al governo, non ha mai mantenuto le promesse. Nel 2008 il reato fu approvato alla camera e calendarizzato in senato per gennaio, con il governo Prodi di fatto già in crisi.
Oggi un no pubblico e quasi orgoglioso di fronte al massimo organismo mondiale per i diritti umani. Una riluttanza peraltro censurata più volte anche dall'Alta Corte di Strasburgo per i diritti umani. Italia e Belgio sono gli unici paesi Ue condannati per tortura negli ultimi anni (l'ultima per il nostro paese è dell'aprile scorso).
La vergogna non finisce qua. L'ultima ciliegina sulla torta è stato infatti l'affollamento carcerario. L'Italia ha propinato ai funzionari di Ginevra il piano straordinario Ionta-Alfano giurando di fronte alle Nazioni unite di aver ha già disposto l'assunzione di 2mila nuovi poliziotti penitenziari e la costruzione di nuove carceri per 21mila posti in più oltre ai 44mila regolamentari oggi esistenti.

Il Cinema di una volta...

Dopo i centri commerciali arrivarono i multisala ad arricchire la prolificazione di non-luoghi dove la gente si allieta con vetrine ben allestite e rinfrescanti getti d'aria fredda.
I multisala sono stati la morte del cinema.
Un tempo si entrava al cinema e si sentiva il vecchio parquet cigolare, prendevi il biglietto spesso cosi' ben fatto che veniva voglia di tenerlo, ti dirigevi al bar e sceglievi tra le caramelle sciolte oppure i popcorn accompagnati da una lattina di coca cola e in seguito decidevi il tuo posto a sedere su una poltrona consunta ma comoda.
A fine primo tempo potevi scegliere se uscire a fumare una sigaretta oppure andare verso la toilet e tornare in sala aspettando che arrivasse l'omino munito di lucina con le bibite e le mitiche bomboniere sparite dalla circolazione e il tutto si svolgeva nella massima educazione di adulti e adolescenti.
I multisala han portato la legge del consumismo piu' infido a spezzare le vecchie abitudini.
Entri e c'è una moltitudine di gente che cazzeggia con bambini che corrono ovunque senza chiedere scusa se spintonano un anziano, prendi il biglietto facendo la fila davanti a un banco cassa degno di un film di StrarTrek e ti rifilano un ticket anonimo, ti dirigi al bar e ti sembra di essere a un fast food con offerte combo di popcorn plastificati con poco sale e coco cola miscelata ovviamente tutto ghiaccio e 0 bollicine. Ti dirigi costernato in sala e le nuove poltrone reclamizzate sono allettanti ma alla messa in prova si rivelano una debacle e ti ritrovi una graziosa famigliola dietro alla propria fila abbastanza agitata e speri che si calmino invece, a film iniziato, i bambini cominciano a dimenarsi allungando i piedi sul tuo schienale senza che i genitori dicano una beata fava e ti tocca girarti e far la figura dello stronzo chiedendo silenzio e compostezza. Infine il supplizio, aspetti la pausa per fumare l'agognata sigaretta dopo il jumbo di popcorn e non arriva..... ma come cavolo si fa a togliere la pausa????? solo per programmare un film in piu' ???? e i ricavi del bar ??'' mah....
Salvate i piccoli cinema che son rimasti.... chiamate l'Unesco e rendeteli patrimonio dell'umanita'!!

09 giugno 2010

Plantu



Jean Plantureux, in arte Plantu, è un vignettista francese che collabora da anni con Le Monde.
Specializzato in satira politica e diplomato in uno dei migliori licei francesi riusci', nel 1991, nell'impresa di far firmare uno stesso documento a Yasser Arafat e Shimon Peres riguardo l'importanza culturale delle vignette e della satira.
Le opere di Plantu
sono state esposte in tutto il mondo creando le solite polemiche per alcuni disegni, dessin, su Gesu' che distribuisce preservativi o sul Profeta e l'impossibilita' di disegnarlo a causa dei maldipancia degli integralisti.
La differenza dell'esposizione mediatica delle opere di Plantu confronto agli artisti italiani troppo spesso criticati per le loro idee politiche è notevole, in Francia si organizzano mostre d'arte e vengono create serie di francobolli per riconoscenza mentre da noi i vignettisti sono messi al bando senza alcun riconoscimento nazionale che meriterebbero.

08 giugno 2010

Sondaggio

Con 4 voti vince l'uomo che si sente belva, subito dietro il gatto vince sul cane come animale da compagnia mentre non sono pervenuti altri animaletti.

07 giugno 2010

I quattro atti della farsa anti-Saviano | Giap, la stanza dei bottoni di Wu Ming

I quattro atti della farsa anti-Saviano | Giap, la stanza dei bottoni di Wu Ming

C’è chi in questi anni, ben prima che pullulassero presunti ribelli e nuovi eroi dell’antisavianismo militante, ha criticato con durezza il culto del Saviano-simbolo e la facile voglia di icone, senza però trascinare in una demolizione da (finti) bastiancontrari la persona e, soprattutto, il libro e il lavoro compiuto. La “critica”, come vuole anche l’etimo, deve sempre “tagliare”, separare, discernere, distinguere.
In rete e dalle pagine de “L’Unità”, noi abbiamo analizzato un dispositivo mediale/autoriale che “blocca” Saviano, lo feticizza e ne riproduce serialmente l’immagine, banalizzandola e inflazionandola. Esito per molti versi inevitabile: Saviano deve apparire di continuo per tutelarsi, l’ombra e l’oblio sono per lui un pericolo. Tuttavia, l’inevitabilità non deve impedire di cogliere limiti, aporie, contraddizioni.
Nel fare questo, non ci siamo mai sognati di attaccare Saviano come persona chiamandolo “burattino”, “eroe di carta”, “narcisista”, “manovrato”, “furbetto”; non abbiamo mai detto che Gomorra (libro importantissimo) è una truffa, una merda, un diversivo o una favoletta; non abbiamo sollevato questioni di lana caprina su grammatica e sintassi; non abbiamo mai scherzato sulla pelle degli altri, lanciando frecciatine sulla scorta di Saviano o sull’effettivo pericolo che corre; non abbiamo mai fatto illazioni odiose su Saviano che “fa il gioco” di questo e di quello, è “funzionale” a questo o quel potere, è “manovrato” da questo o quel padrone etc.
Tutte cose che, con diverse gradazioni, troviamo invece nelle sparate “accademiche” e musicali degli ultimi giorni.
Purtroppo in Italia una medaglietta da “intellettuale controcorrente” non si nega a nessuno. E’ facilissimo e costa davvero poco mostrare un “conformismo dell’anticonformismo”. A sinistra, è una recita replicata fino al vomito e si svolge in quattro atti, senza finale:
Atto I, buttarla in vacca con prese di posizione presuntamente “shock”, fintamente anticonformiste e in realtà subalterne alla banalità imperante (“Questo Saviano ha rotto il cazzo”).
Atto II, seguono prese di posizione giustamente dure.
Atto III, il vittimismo eroico: “vogliono tapparmi la bocca”, “non c’è vero diritto di critica”, “bisogna avere il coraggio di prese di posizione scomode” etc.
Atto IV, giunge il plauso della destra e dei suoi giornali, che lodano chi si mostra “anticonformista” nel campo avverso.
Passa un po’ di tempo, e si ricomincia dall’Atto I.
Va aggiunto che oggi, in Italia, il discorso rozzo passa per discorso verace, la reazione “de panza” per chiarezza mentale, il vaffanculo per rivoluzione.
Qualche tempo fa, a un appuntamento letterar-mondano della capitale, un piccolo editore de super-sinistra è stato visto sfregarsi le mani soddisfatto e, con grande allegria, dire in giro: “Vedrete, vedrete cosa abbiamo pronto… Adesso gliela facciamo vedere noi, a Saviano!”
In Emilia diciamo: “Piò che cumpagn, ien cumpagn a ch’ietar” [Più che compagni, sono uguali agli altri].

(Articolo apparso su “L’Unità” del 6/06/2010, purtroppo con la prima frase deturpata da un errore di impaginazione. Questa è la versione corretta.)

LINK CORRELATI
WM1, “Wu Ming / Tiziano Scarpa: Face Off” (PDF)
(I paragrafi 2,4 e 5 sono dedicati a un’analisi di Saviano come simbolo e delle allegorie presenti in Gomorra)
WM,”Saviano libero. Appunti sulla contraddizione Mondadori”
(finora, è il post su Giap che ha avuto più commenti)
Girolamo De Michele, “Il metodo-Gomorra e l’alitosi della ragione”
(2008, a commento delle prime interviste anti-Saviano rilasciate da un docente dell’ateneo genovese, che da allora sembra essersela legata al dito)
.
QUANDO GOMORRA NON ERA ANCORA GOMORRA: SCRITTI DEL 2006
WM3, WM1, Wm2, Multirecensione di Gomorra
(da Nandropausa n.10, giugno 2006)
WM1, “Appunti sul come e il cosa di Gomorra
(giugno 2006)

Crozza&Vendola



Crozza, nell'ultima puntata del suo show, dichiara il proprio voto a Nichi Vendola

06 giugno 2010

BP: Bastardi, Pulite !!!!!



Forse ma forse stanno riuscendo a chiudere la falla che ormai ha riversato milioni di litri di greggio nel mare caraibico.

Le previsioni sono di un possibile crack della BP in quanto i danni ambientali causati dalla marea nera sono incalcolabili e fioccano denunce, multe e class action.

Chi cazzo pulira' lo schifo prodotto da un'azienda che investe milioni in ricerca tecnologica per trovare nuovi pozzi in luoghi sempre meno accessibili ma che non ha investito un tubo in prevenzione???

IfItWasMyHome.com - Visualizing the BP Oil Disaster

L'italia non è un paese per Gay

Dal sito www.ilga-europe.org
International human rights documents:

Italy has signed but not yet ratified Protocol No. 12 to the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms. Italy was a signatory to the 2007 UN Declaration on Sexual Orientation and Gender Identity.
Criminal law:
Consenting same-sex sexual acts are legal.
The age of consent is equal for all sexual acts.
Anti-discrimination:
Discrimination on the basis on sexual orientation is prohibited in the area of employment.
Partnership recognition:
Italy does not provide any legal recognition of same-sex partnerships.
Parenting rights:
Neither joint nor second parent adoption is available to same-sex couples in Italy.
Law on hate and violence:
Laws on hate and violence do not refer to sexual orientation or gender identity and do not recognise sexual orientation neither gender identity as aggravating factor.

L'Italia dovrebbe essere uno Stato moderno e laico ma l'impietosa classifica dell'Ilga ci vede in compagnia di paese cattolici, ortodossi o musulmani in una situazione ibrida che non rispecchia l'esigenze di un paese che vuole lasciarsi alle spalle l'omofobia e la xenofobia che si stanno riacuttizzando a causa dei partiti al governo.

05 giugno 2010

Apoteosi a Parigi




Partita perfetta suggellata da un tiebreak pazzesco
la milanese Francesca Schiavone entra nella storia del tennis mondiale!