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11 agosto 2010

Milano da rifondare

Milano da rifondare - L'espresso di Enrico Arosio

Tutti guardano alla politica romana, ma nel frattempo la seconda città d'Italia è caduta in una profonda crisi politica, etica e culturale. Eppure il dopo Berlusconi può ripartire proprio da qui. Parla il giurista Valerio Onida

Non c'è solo la cocaina all'Hollywood. O i boss della 'ndrangheta che infestano l'hinterland. O i pendolari umiliati da treni indecenti. Sono molto diversi, a Milano, i segni del declino: dall'Expo ridotta a fantasma al sindaco che diserta il consiglio comunale, dai dirigenti pubblici corrotti fino al potente ingegner Ligresti costretto a vendere i gioielli come la Torre Velasca e il palazzo Milano in piazza Cordusio. Come reagire al declino? Lo chiediamo al giurista Valerio Onida, firmatario, con la miglior società civile cittadina, da Francesco Savero Borrelli a Guido Martinotti a Umberto Eco, dell'appello "Impegno per Milano 2011" che si propone la ricerca di un candidato forte da contrapporre a Letizia Moratti.

Professor Onida, di quale declino parla?
"Anzitutto quello civile, politico e morale".

La Milano dell'era Berlusconi è ormai definitivamente una città di destra?
"Io dico di no. Anche se le periferie hanno votato a destra. Il voto non è mai irreversibile".

Dove ha fallito la Moratti?
"Ha peccato, direi, più che altro di omissione. Non è riuscita a essere autonoma dal Pdl. Non ha pilotato una crescita civile, sociale e infrastrutturale. Ha lasciato Milano in mano agli immobiliaristi. Non ha saputo parlare ai cittadini. L'Expo è in difficoltà, le politiche antitraffico inefficaci, il grande progetto della Biblioteca Europea in forse; l'unica novità le biciclette del Comune: un po' poco. Da un lato cresce la rassegnazione, dall'altro dilaga l'effimero. E pensare che la città è ricca di energie vive e sottoutilizzate. La medicina, le università, l'editoria, l'innovazione tecnologica...".

Che cosa volete esattamente?
"Noi non cerchiamo il deus ex machina anti-Moratti. Lo scopo non è di inventare un nome, ma di aiutare a promuovere, anche attraverso la proposta di nomi, una nuova classe dirigente, di giovani competenti e appassionati al bene collettivo. E agli antipodi del modello monarchico
e individualista di Berlusconi. Al quale si è adeguato, per opportunismo e ricerca di potere, un cattolico di per sé distante da quel modello come Roberto Formigoni".

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