Il Presidente Napolitano: «Rispettare il Tricolore è un dovere per chi ha ruoli di governo»

02 ottobre 2010

Dubbi su Lavitola e la Mail di Walfenzao

Alcuni pensieri su questa mail:
  • Sono bastati 5 giorni di titoli sui giornali per far vacillare un esperto della finanza offshore che si preoccupa per un interessamento del Corriere alla vicenda, non pare normale.
  • "La sorella del cliente sembra avere forti legami con i politici coinvolti." Cioè un avvocato con anni d'esperienza s'interessa direttamente della compravendita del bilocale senza sapere chi fosse il Tulliani, bastava una ricerca su google e comunque è impossibile che un avvocato così esperto non sappia le parentele del suo cliente.
  • Nel finale della mail Walfenzao sostiene di pensare alle dimissioni, è irreale, prima scrive che non ci sono elementi a suo carico eppoi dice che si dimette, perché?
  • Tulliani è chiamato cliente, vuol dire proprietario o affittuario?
  • La mail è molto informale per essere una missiva tra avvocati.
  • Lavitola quand'è venuto in possesso di questa mail privata visto che s'ingarbuglia con le date,?
  • La spiegazione di Lavitola riguardo alla fonte, una segretaria stressata abbordata da un giornalista ispanico a cui rivela informazioni segrete in cambio di una cena, non è credibile.
  • Altra spiegazione non veritiera è lo scopo delle indagini da parte del governo per far uscire Saint Lucia dalla black list dell'Ocse . Saint Lucia era già nella grey list dell'Ocse e grazie a molti accordi bilaterali è ormai entrata nella white list, gli accordi prevedono scambio d'informazioni solo quando ci sono indagini penali sull''evasione di tasse ma nell'inchiesta c'è solo il reato di truffa aggravata e il governo Italiano non ha chiesto informazioni a Saint Lucia, eppoi mancano gli accordi tra questi 2 Paesi.
  • Perché ha dovuto chiedere il permesso di pubblicare queste informazioni a Berlusconi ?
  •  Ma sopratutto queste sono le indagini sulle offshore più veloci della storia, a tempo di record..

ECCO LA MAIL CHE INCASTRA TULLIANI - VALTER LAVITOLA-AVANTI
Ha ragione l’Espresso: è stato il fuoco amico a indurre in errore Italo Bocchino (i DUE sono in buona fede, abituati a produrre “patacche” come la notizia di Renato Schifani indagato, sono portati a pensare che tutti facciano come loro).Insomma, sono la stupidità, l’invidia, e la pochezza d’animo - proprie degli stupidi che occupano ruoli più grandi di loro - la causa del suddetto errore. Per quanto mi riguarda, non mi sognerei di produrre un fuoco amico uguale e contrario. È una questione di stile. Messo da parte lo sfogo, veniamo ai fatti, così da capire chi realmente bluffa. A fine gennaio di quest’anno, l’Avanti! avvia l’inchiesta (da qui in avanti la definiremo “madre”) pubblicata sugli ultimi due numeri del quotidiano. È un’inchiesta che nasce dalla segnalazione di un mio amico personale (non un giornalista). Mi fa una confidenza. Mi rivela che in una grande città del nord del Brasile, della quale è consigliere comunale (e non faccio il nome né suo né della città in questione perché lì non si scherza), alcuni imprenditori - tra cui un napoletano - hanno comprato una grossa area agricola immediatamente trasformata dal Comune in terreno edificabile. Per questo avrebbero pagato una tangente enorme (come è stato appunto esposto sull’Avanti!). Seguendo questa pista, uno dei nostri collaboratori arriva a Santa Lucia. Qui, in due diverse banche, sono stati versati in contanti 60 milioni di euro. Inizia a raccogliere documenti sulla questione. È facile immaginare che cercando documenti su una connection parzialmente italiana ci si imbatta in altre questioni italiane, soprattutto chi vuole dimostrare di essere efficace come giornalista.A inizio giugno analizziamo le prime carte provenienti da Santa Lucia. Poco prima di ferragosto, mi raggiunge il collega che si occupa di Santa Lucia e Costa Rica. Mi evidenzia che tra la nuova documentazione acquisita vi sono alcuni documenti che riguardano la vicenda Fini-Tulliani. Anche lui, come il resto del mondo, ha visto su internet che sta riempiendo le pagine dei giornali. Mi manda una copia della documentazione via e-mail. È importante. Anzi, importantissima.Ora: se avessi voluto fare killeraggio o sensazionalismo, avrei pubblicato già allora, senza verificare ulteriormente i documenti. Invece no. Abbiamo scrupolosamente continuato a fare verifiche. Nel frattempo, un freelance guatemalteco, in viaggio di turismo a Santa Lucia, conosce una ragazza di colore. Gli racconta di essere stressata: è sotto pressione poiché sta lavorando in un equipe che sta indagando su alcune società collegate a uno scandalo che coinvolge politici italiani ad altissimo livello. Lui chiede a lei una copia delle carte in suo possesso e la ragazza, senza grosse difficoltà, gliela fornisce. Per intenderci bene: non mi risulta che sia stato pagato alcuna ricompensa. È soltanto bravo e fortunato il collega che, grazie a una cena in un posto elegante con una bella ragazza, riesce a ottenere il materiale per uno scoop.Questo freelance prova a vendere il documento, non ci riesce, non so precisamente a chi lo offre. So però che arriva a un altro collega, Antonio Torres, che lo acquista personalmente per poche centinaia di dollari (così almeno dice a me). Il principale quotidiano di Santo Domingo, El Nacional, ha pubblicato la notizia ma non il documento. È stato lui a consentire a El Nacional lo scoop. Aveva dunque ragione a fare l’investimento: ha guadagnato fama, valore della sua firma e anche un discreto contratto con l’Avanti! Svelato il primo mistero.Secondo mistero. Arrivo a Torres semplicemente, lo cerco al telefono dopo che aveva pubblicato il documento. Gli chiedo se ha un contratto in esclusiva e se è interessato a una collaborazione. Mi dà l’ok. Antonio si aggiunge a un gruppo di giornalisti che lavoravano assieme a me all’inchiesta madre. Ci incontriamo pochi giorni dopo. Mi accorgo di avere a che fare con un collega brillante, non un velinaro come è stato definito. Mi è stato chiesto come ho pagato le spese. È semplice: ho investito finora poco più di 30 mila euro, ho recuperato tra le tre e le cinque mila copie al giorno (circa 4 mila euro per 25 giorni). L’esperienza mi porta a contare su una fidelizzazione di almeno il 25 per cento di questi lettori. Chiarito anche il secondo mistero.Terzo mistero. Come faccio ad essere “più veloce della CNN”? Uso il cervello. Il 24 settembre 2010 il ministro L. Rudolph Francis consegna alla stampa un breve comunicato. Si capisce che a Santa Lucia sono nelle fasi conclusive dell’indagine tesa a fare luce sulla questione Timara e Printemps. La mia fonte sull’isola mi dice addirittura che l’inchiesta è di fatto chiusa. Tant’è che il ministro avrebbe avuto notizia della imminente consegna delle conclusioni. Perciò avrebbe convocato una conferenza stampa, poi trasformatasi nella sola lettura di un breve comunicato. Io sono subito partito per il centro America. Giunto a Santo Domingo, mi raggiunge la notizia che il ministro ha convocato una conferenza stampa. Pochi minuti dopo mi viene detto che è soltanto per la stampa locale, ma che certamente avrebbe parlato anche con la stampa italiana presente in forze. Pur di esserci chiedo ad un mio amico, un facoltoso imprenditore la possibilità di prestarmi il suo aereo. Era l’unico modo per arrivare in breve a Santa Lucia. L’aereo, a differenza di quanto è stato scritto, non è del sig. Pignero, né di alcun ministro o ex ministro. È della società di aereotaxi DOM ALIVE. Tra i clienti titolari di pacchetti ore volo sembra vi siano anche il sig. Pignero alcuni ministri ed ex ministri, nonché il mio amico Rogelio Oruna, che ha contribuito al nostro scoop con circa 4 ore volo regalatemi. Ho detto al collega Corrado Formigli di Annozero che ero arrivato con un volo di linea in quanto (i fatti dimostrano che avevo ragione) non volevo alimentare ulteriori leggende. Non sapevo fosse un peccato mortale farsi prestare da un amico un aereo per 4 ore. In ogni caso, mi scuso per la piccola bugia, anzi minuscola. Chiarito il terzo mistero. Quarto mistero. Perché il governo di Santa Lucia fa l’indagine sulle due società Timara e Printemps? Mi viene spiegato in modo semplice da una bravissima collega di Santa Lucia: se un paradiso fiscale non esce dalla lista nera dell’OCSE, le sue società valgono quasi nulla. Infatti, chi acquista una società in un paradiso fiscale lo fa o perché deve riciclare dei soldi, oppure ha necessità di metterli da parte lontano da occhi indiscreti o ancora deve intestare un immobile o anche scaricare dei costi da società nostrane. Ebbene, se le società sono di un Paese inserito nella lista nera, attirano l’attenzione delle forse dell’ordine. Insomma: se si vogliono vendere delle società, e incassare i diritti annuali, bisogna avere un prodotto che l’utente può utilizzare. Elemento essenziale per uscire dalla lista nera è dimostrare con azioni concrete la volontà di assicurare la segretezza solo alle operazioni che non sono in odore di malaffare. Walfenzeo (come gli impongono le norme anti corruzione), nel momento in cui si accorge che il suo cliente è un soggetto “politicamente sensibile”, attiva le verifiche di rito. Infatti, quando bussa alla porta di un gestore di società anonime una persona interessata a farla gestire fiduciariamente, tra le altre cose il gestore deve dichiarare se il suo cliente è un soggetto politicamente sensibile. È una qualifica, questa, che si attribuisce anche a ex politici e a parenti e collaboratori di politici. La mail che oggi pubblichiamo in prima pagina si riferisce esattamente a questo. Chiarito quarto mistero. Quinto mistero. Faccio anticamera assieme agli altri colleghi prima della conferenza stampa del ministro Francis (ho il video e l’audio registrato). Quindi non arrivo a conferenza stampa iniziata, come falsamente ha riportato qualche giornale. Prima di me alcuni colleghi pongono delle domande al ministro. Il monumentale addetto stampa scrive nomi sul foglietto e li mostra al ministro. Questo risponde alla gran parte delle questioni quasi sempre con un sorriso. Quando viene il mio turno, si verifica la stessa, identica procedura. Alla mia domanda sulla mail (ovvero: se fosse uno degli elementi essenziali dell’inchiesta) il ministro mi ha risposto con un no-comment. Chiarito quinto mistero.Alla fine della conferenza stampa vado via rapidamente. Avevo organizzato una riunione con i “miei” per fare il punto. I colleghi presenti mi chiedono di aiutarli a capire. Anzi, dicono che non sarei corretto a chiudermi a riccio, in quanto erano lì da giorni e volevano capirci di più. Francamente: mi sono sembrati anche loro stanchi e stressati. Sono convinto che l’etica professionale imponga collaborazione tra i colleghi. Quindi, senza indugio, accetto di vedermi con loro alla fine della riunione. Dico loro quanto posso dire. Il collega di Annozero mi chiede di fare qualche ripresa. Non penso certo che si tratti di un lungo servizio presentato come intervista, altrimenti presterei più attenzione. E poi la stanchezza inizia a farsi sentire: non dormo da 48 ore e fa un caldo terribile. Ma ognuno si regola come preferisce e risponde alla propria coscienza. Col senno di poi, l’unica cosa che mi è spiaciuto è che, con un taglio sapiente, mi sia stato fatto dire che l’inchiesta su Tulliani è iniziata a giugno. Come la curiosità morbosa che si è concentrata sull’incontro che ho avuto con Berlusconi venerdì 24 settembre. Domande del tipo: voleva nasconde l’incontro? O sulla macchina a vetri oscurati. Ma io non avevo e non ho nulla da nascondere. Sono sicuro che il Presidente è un amico, e che mi vuole bene. Era preoccupato del fatto che mi stessi infilando in qualche pasticcio. Voleva sapere la ragione per la quale Bocchino mi aveva tirato in ballo e se realmente “c’azzeccavo” con il confezionamento della “pseudo patacca”. Mi sono trattenuto una decina di minuti e poi sono andato a casa mia. Ancora: molti mi chiedono cosa c’entrino Laboccetta e Corallo in tutta questa storia. Non li conosco. Ma credo che siano stati loro a suggerire di affidarsi a Wolfenzao, che si è dimostrato un professionista scrupoloso ed onesto. Corallo a Santa Lucia è di casa, non mi risulta altrettanto di Laboccetta. Non mi risulta neppure che Corallo sia un poco di buono, come qualcuno ha detto o scritto.Per chiudere: non ho pubblicato finora i documenti solo perché ho dato la mia parola alla fonte di Santa Lucia che non avrei pubblicato nulla prima della chiusura dell’indagine da parte delle autorità locali. Lui, la fonte, mi dice da giorni che l’indagine è chiusa. Il Ministro lo ha smentito. Dopo il servizio su Annozero, è l’articolo dedicatomi dall’Espresso, mi sono consigliato ieri con il mio amico e collega Sergio De Gregorio, il quale è ancora uno dei migliori giornalisti di inchiesta che conosco. Per prima cosa mi ha chiesto se sul serio avevo in mano i documenti. Alla mia risposta affermativa, mi ha detto di pubblicarli al più presto, così da non fornire impressioni che stessi temporeggiando per chissà quali scopi. Non ha neppure escluso che l’autorità giudiziaria potesse sequestrarmeli i documenti. Alle quattro di pomeriggio di ieri ho iniziato a lavorarci

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Santa Lucia inizia a fare pulizia e trasparenza, che c'e' di male? Se avesse mantenuto la segretezza sarebbe stata comunque criticata. Anche la Svizzera e' sulla stessa strada.

Nice ha detto...

è un po' diverso perché dalla Svizzera escono liste di evasori e non nomi singoli...

Anonimo ha detto...

Infatti e' noto che la lista pubblicata dei beni di Tulliani intestata a societa' off shore non e' completa.