Il Presidente Napolitano: «Rispettare il Tricolore è un dovere per chi ha ruoli di governo»

16 marzo 2011

Il prefetto, il bunga bunga e" la mafia che non c'è".

 Il Fatto Quotidiano
La ‘ndrangheta che sta mangiando il Nord e Lele Mora, il manager dei vip accusato di sfruttamento della prostituzione per aver portato decine di ragazze ad Arcore. Chissà cosa deve aver pensato ieri della maxioperazione anti-‘ndrine il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi. Lo stesso Lombardi che – era il gennaio 2010 – se ne uscì con un proverbiale “a Milano la mafia non esiste” e che ieri si è sottratto al prevedibile coro di commenti da parte dei politici sui 35 arresti dedicandosi invece ad annunciare la imminente chiusura di un campo rom. Lo stesso Lombardi che nei confronti di una delle ragazze del Ruby-gate – Marysthell Polanco – si dimostra “a disposizione”. La giovane – assidua dei festini di Arcore, fidanzata con un narcotrafficante condanna to a otto anni e nella cui abitazione sono stati trovati oltre due chili di cocaina – ha problemi con il passaporto. E per risolverli è addirittura Palazzo Chigi – dicono le carte dell’inchiesta su Rubacuori – ad intervenire: “Buonasera – dice il telefono del governo – le dovrei dare il numero del prefetto Lombardi (…) come Lombardia ma senza la a”. La Polanco non perde tempo e compone il numero: “Chiamo da parte del presidente Berlusconi”, e immediatamente la segretaria le passa Lombardi. Che si muove per esaudire le richieste della ragazza. Che addirittura per gli appuntamenti ha un ingresso auto garantito in prefettura. Lo stesso Lombardi che tra l’altro compare anche nell’inchiesta P3, chiamato in causa dall’oggi ex presidente della Corte d’Appello di Milano Alfonso Marra sull’affaire lista Formigoni: “Il prefetto mi telefonò il giorno del mio insediamento”. Ma al silenzio di Lombardi risponde quello dei leghisti, coinvolti in una serie di casi che riguardano proprio la ‘ndrangheta in Lombardia. Forse parlava anche a loro il gip Giuseppe Gennari quando denunciava la “sostanziale indifferenza (si spera dettata anche da ignoranza) dei vertici amministrativi e politici, che anche dopo le recenti indagini non risulta abbiano assunto alcuna iniziativa”.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' un dilemma che siste da millenni: "Il potere va SEMPRE identificato con lo Stato?" Il potere esercitato da Mussolini, ad esempio, coincideva con gli interessi dello Stato? Viste le drammatiche conseguenze, oggi diciamo: assolutamente no. Eppure tutti i funzionari dell'epoca erano "fedelissimi servitori" di Mussolini, che loro identificavano con lo Stato. Perciò oggi, di chi è servitore quel prefetto?

Nice ha detto...

Lo Stato è potere.
C'è chi lo usa bene al servizio dei cittadini e c'è chi lo usa male stando al servizio dello stronzo di turno.