“Milano sta morendo”. Il motivo della scelta di Giuliano Pisapia di candidarsi alle primarie sta tutto in questa premessa: “Gli indicatori Ocse dicono che siamo agli ultimi posti nelle classifiche europee: Milano era la città dell’accoglienza, ora è caratterizzata da egoismo ed esclusione. Qui si trovava lavoro, ora non c’è più sviluppo. E nemmeno luoghi di aggregazione”. La responsabilità di questa decadenza, secondo Pisapia, va cercata nei vent’anni di governo del centrodestra. Ma fino all’esito delle primarie del 14 novembre, la rivalità, più che sull’asse Pdl-Lega, si concentra sugli altri competitor della corsa tutta interna alla coalizione. E allora che cosa differenzia Pisapia da Stefano Boeri? “Le differenze – risponde – sono evidenti. Basta guardare ciò che si è fatto in questi decenni. Io ho sempre partecipato alla vita politica della città. Sono sempre stato presente accanto a tanti che si sono battuti per temi e valori che dovrebbero essere di tutti”. Perché allora il Partito democratico ha scelto di sostenere Boeri? E’ corretta questa presa di posizione? La risposta evita frizioni dirette con il Pd, ma non risparmia una stoccata: “Ogni partito ha diritto di dare le proprie indicazioni. Quando però si elimina la par condicio, rifiutando di fornire gli elenchi di nomi dei potenziali votanti, si rischia di falsare la corsa. Su questo sono d’accordo con Onida. Non lo appoggio, invece, quando dice che i partiti non dovrebbero prendere posizione”. La parola d’ordine di Pisapia è partecipazione: “I cittadini non devono più essere dei sudditi”. Quando si parla di trasparenza, però, non si può non parlare degli interessi mafiosi sugli appalti, specialmente in questi anni che precedono l’evento-Expo. “Si può fare qualcosa di concreto, ma forse per Expo siamo già in ritardo. Fondamentale è la ricostituzione di una vera commissione antimafia. Ma a condizione che abbia reali poteri di controllo e verifica su appalti e subappalti”. Se Pisapia diventasse sindaco di Milano, avanzerebbe due proposte: microcredito garantito dal comune ai giovani per favorire l’occupazione. E poi i diritti civili. “Su questo tema – conclude Pisapia – la città si è sempre mostrata all’avanguardia: è ora di costituire un registro delle unioni di fatto, per dare diritti a chi non vuole o non può contrarre matrimonio”.
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