Il Presidente Napolitano: «Rispettare il Tricolore è un dovere per chi ha ruoli di governo»

17 novembre 2010

Pisapia: considerazioni finali


(...)Ha tuttavia senso parlare di vincitori e vinti in questa situazione? Ha senso che dei dirigenti propongano le proprie dimissioni a causa di un'elezione primaria?
A differenza delle elezioni reali, nelle quali chi perde ha il diritto ed il dovere di fare opposizione al vincitore, le primarie servono a stabilire chi, all'interno della stessa parte politica, dovrà avere il compito di sfidare gli avversari. Per fare un paragone sportivo, le primarie sono assimilabili ai temibili trials statunitensi, le selezioni che determinano la composizione della squadra olimpica a stelle e strisce. L'interesse comune di tutti gli organizzatori dovrebbe pertanto essere ottenere la squadra migliore, la squadra più competitiva per gareggiare e vincere contro il centrodestra.(...)
I cittadini chiamati a votare alle primarie, tuttavia, hanno espresso una preferenza tra nomi e programmi accettati indistintamente, pur ciascuno con le proprie preferenze, da tutto il centrosinistra. La disposizione dei partiti intorno ai candidati non è e non dovrebbe essere veicolante per il voto. Prova ne sia il fatto che, mentre partiti che si fanno bandiera della politica dal basso erano incentrati su un unico candidato, il partito notoriamente più d'apparato forniva sostenitori a tre candidati su quattro, pur avendo fornito l'endorsement ufficiale ad uno solo di questi.
In cosa consiste la sconfitta per il PD, quindi? Nel fatto che è stato preferito un altro candidato? No di certo: meglio eventualmente vincere con Pisapia che perdere con Boeri, visto che Pisapia ha dimostrato alle primarie di avere più chance.
La sconfitta del PD è allora programmatica? I cittadini, in fondo, hanno scelto un programma ed un candidato sui cui SEL, e non il PD, aveva messo il proprio marchio. Eppure la regola di base delle primarie è che chi perde sostiene chi vince: logica conseguenza della cosa è che le varie opzioni debbano essere sufficientemente ben viste da tutte le parti in causa da evitare sfilamenti post-sconfitta. Il programma di Pisapia, pur non essendo il programma del PD, è comunque un programma che il PD riteneva sufficientemente positivo da poter essere preso a programma ufficiale della coalizione.
La sconfitta del PD sta quindi nel voler vedere la situazione come una sconfitta, ovvero nell'immagine del "Davide" SEL che atterra il "Golia" PD per la seconda volta dopo le primarie pugliesi, e ponendo così le basi per altri colpi a Bologna, Torino e Napoli nei prossimi mesi. Dimenticando che le primarie servono a trovare il candidato migliore, non quello promosso da questo o quel partito. Ignorando la differenza tra le primarie e le vere elezioni. 
A questo punto, perché non evitare del tutto le candidature ufficiali di partito? Perché non lasciare liberi dirigenti, militanti e simpatizzanti di mettere a disposizione strutture, tempo e mezzi ciascuno per il candidato che ritiene più degno? Perché, nell'ottica di realizzare una vera politica dal basso, i partiti non restano alla porta ad ascoltare, limitandosi a fornire i mezzi affinché la società possa esprimere al meglio le proprie indicazioni?

Fotografia della città al voto: Pisapia ha sconfitto Boeri con quasi 3.500 preferenze. Sono oltre 5 punti percentuali. Che diventano quasi 12 (il 45,3 per cento contro il 33,8) in zona 1. Vittoria schiacciante. Nel quartiere dei salotti, della buona borghesia, dei redditi più alti. Lo stesso in cui Valerio Onida ha raggiunto il suo risultato migliore (il 19,9 per cento rispetto alla media del 13,41) e l'affluenza è stata massiccia: se il totale degli elettori delle primarie è sceso rispetto al 2006 (67.499 contro gli 82.496 di quattro anni fa), in centro il dato è rovesciato: dagli 8.314 votanti per Ferrante, Fo, Moratti (Milly) e Corritore, agli 8.991 per Onida, Sacerdoti, Pisapia, Boeri. A mezzogiorno di domenica, rispetto alla stessa ora di 4 anni prima, i votanti del centro erano addirittura raddoppiati.
Calano, invece, gli elettori di tutte le altre parti della città. Nella zona 2 - che comprende anche via Padova - sono scesi di oltre 2.600 unità (arrivando al 66,74 per cento del totale di quattro anni fa). Anche qui - nonostante la tavolata multietnica di Boeri - ha vinto Pisapia. Di quattro punti percentuali.

Il distacco tra i due aumenta nella zona 3 di Città Studi (picco più alto di Pisapia al 47 per cento contro il 37,3 di Boeri), un po' meno nella 7 - De Angeli, San Siro, Baggio - dove la sfida è finita con il 43 per cento di Pisapia e il 42, 1 di Boeri. Solo ad Affori, Bovisa, Niguarda (la zona 9, dove il Pd ha un importante serbatoio di voti) - secondo i dati «non definitivi» forniti dalla Commissione elettorale - l'architetto ha battuto l'avvocato. Di pochissimo: 3.387 voti a Boeri e 3.367 a Pisapia. Si tratta di venti preferenze. E di duemila elettori in meno rispetto alle primarie 2006.

Pisapia? Ja, danke
Toni accesi fuori e dentro il Pd. Remissioni dei peccati e dimissioni dei Penati. Posso permettermi, nel mio piccolo, di consigliare a tutti di non esagerare? Perché va bene la delusione e l'amarezza, ma sembra che abbiamo perso i Mondiali, che sia il giudizio universale, la valle di Giosafat, il punto di non ritorno.
Così discesi del cerchio primaio... Animi esacerbati. Chi ha vinto sfotte il Pd e spiega che è tutta colpa della politica nazionale (anche Vendola è caduto in tentazione, oggi, su Repubblica). A me pare che gli elettori potessero scegliere e abbiano scelto. Qualcuno, nel Pd, ha votato Onida, qualcuno Pisapia e molti hanno scelto Boeri. Non hanno tutti seguito le indicazioni del partito (questo è il punto) ma hanno votato tre persone perbene (anzi, quattro, perché c'è anche l'1% di Sacerdoti). E tutti dicevamo che erano tre (anzi, quattro) figure di pregio, che avrebbero collaborato in vista delle elezioni comunali della prossima primavera. Fatemi capire: lo dicevamo solo per cortesia e non era vero? (...)

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